IL TERRITORIO

un mare di terra

Ci sono voluti milioni di anni per plasmare questa terra, per renderla affascinante nella sua discromia e perfetta nelle pieghe del tufo.

Voltando le spalle al mare ci si ritrova subito immersi nelle meraviglie dell’entroterra polignanese, dove l’azione perenne della natura si mescola e convive con quella millenaria dell’uomo.

I venti e le acque ricche di anidride carbonica hanno creato nei secoli un eccezionale patrimonio di forme e microforme carsiche che ha generato le tipiche “lame”, pieghe discontinue e profonde che dal cuore della terra cercano lo sbocco a mare e, discendendo in gradoni tettonici ospitano tipica vegetazione spontanea caratteristica della macchia mediterranea.

Nel vasto scenario carsico che, oltre a disegnare un particolarissimo profilo costiero, caratterizza il territorio, possiamo annoverare Lama Monachile, letto di un millenario torrente ormai prosciugato, è oggi uno degli scenari più pittoreschi, conosciuti e fotografati dove i turisti si affollano tra l’ ocra delle preti rocciose, la vegetazione disordinata e diversificata e la spiaggia di sassi arrotondati dal mare. Lama di Casa Messa, interessata nel suo breve corso dal passaggio del fuoco che ha messo a nudo un interessante sistema di terrazzamenti e recinti di pietra a secco; la Lama di Cala Sala anch’essa fortemente antropizzata ospita vecchie case di pescatori (diventate residenze turistiche) strette in un nucleo annesso al porticciolo vicino. E ancora Lama di Pozzovivo con le sue  cave di tufo e poi Lama di Cala Incina, quasi al confine con Monopoli, la più significativa: un’ incisione carsica lunga circa 2 km sulle cui alte pareti rocciose troneggia ancora “Torre Incina”, memoria architettonica di difesa dal pericolo saraceno e lungo i cui versanti calcarei di facile erodibilità, si aprono grotte a volte naturali, altre scavate dall’ uomo testimonianza di una civiltà rupestre molto antica e di una frequentazione antropica protrattasi fino a pochi decenni fa.

Ed ancora Lama Bagiolaro, Lama Santa Candida e Lama Macchialunga per citare le più estese.

Poliedrico è l’agro polignanese, che oltre agli alberi bassi e ai cespugli sempreverdi della macchia mediterranea, ospita il timo, l’argento dell’ulivo, il rossovivo del lentisco, il verde spinoso del ginepro, l’antichissimo mirto che colora con il suo blu scuro il bianco dei muretti a secco.

Ma entroterra è anche scena della millenaria azione dell’uomo che segna il territorio piegandolo a fini agricoli, introducendo la coltura delle piante da frutto, coltivando olive, verdure ed ortaggi – soprattutto insalata e patate oltre a produrre un tradizionale ecotipo di carota detta “Bastinaca di San Vito”.

Nelle campagne è possibile percorrere le tracce di un fascinoso itinerario tracciato da una civiltà rupestre antichissima che ha caratterizzato Polignano e la Puglia: il camminatore può scoprire nel mezzo della terra rossastra o al fianco di un sentiero, costruzioni dalle sagome arcaiche, inconsuete, simili a capanne di pietra. Sono “Casedde” di costa che hanno forma ed abito diverso dai trulli di Murgia o dai  “pagghiari” del Salento, sono strutture di appoggio al lavoro dei campi, depositi di attrezzi, stalle e rifugi nelle ore più calde del giorno. Vengono poi le torri e le masserie, sorelle, ma più evolute delle “casedde”, “cattedrali verdi” a volte abbandonate, altre rese aziende agricole o lussuose abitazioni ma sempre luogo in cui la storia dell’uomo ha intessuto un fitto e inestricabile legame con la terra immemore.

Aree archeologiche caratterizzano, inoltre, estese aree a sud e a nord del Paese. A sud l’Ipogeo Manfredi, con la vicina la grotta di Santa Barbara, rappresenta uno dei più vasti e complessi insediamenti neolitici del Sud Italia. A nord, l’insediamento archeologico di Madonna di Grottole composto da sessanta grotte di differente forma e dimensione frequentate dall’uomo preistorico fino all’età moderna, è uno dei siti archeologici della Puglia più ricchi di storia.