Domenico Modugno

Domenico Modugno è figlio illustre della città di Polignano a Mare dove nacque il 9 gennaio 1928 in piazza Minerva, l’odierna Via Caduti di Via Fani. Si trasferì a San Pietro Vernotico all’età di sette anni, avviato agli studi di ragioneria scappò per raggiungere prima Torino, dove lavorò in una trattoria e in una fabbrica di gomme, poi Roma, attratto dalla musica, dalla pittura e da un grande amore per il cinema. Arrivò di li a breve il servizio militare che interruppe la sua fuga dalla provincia, ma una borsa di studio del Centro sperimentale di cinematografia, lo spinse su quel cammino d’arte che cercava da sempre.

Una “ninna nanna” lo propose all’attenzione di Sinatra, “Musetto”, che arriva in finale a Sanremo 1956, inizia a dare la cifra del cambiamento, dell’invenzione melodica di cui è portatore quel ragazzo del sud dall’entusiasmo incontenibile, nella cui musica “confluiscono tumultuosi ogni sorta di detrito popolare del bacino del Mediterraneo a cui si mescolano movenze canzonettistiche, echi di banda e spunti d’opera nazionali” come lo recensisce Massimo Mila, storiografo della musica.

Il miracolo arriverà nel febbraio del 1958 quando calcando il palco di  Sanremo, Modugno, braccia spalancate, straordinaria forza scenica e smoking bianco, canta “ Nel blu dipinto di blu” meglio conosciuta come “Volare”, scritta insiema all’amico Franco Migliacci. Il trionfo fu immediato ed esplosivo, aveva in se un’energia contagiosa, era il nuovo di cui c’era bisogno. Fu un effetto che si propagò in tutto il mondo, tutti , in ogni stile cantavano volare e stando ai dati della SIAE, è stata la canzone italiana più eseguita al mondo dal 1958 ad oggi .

“Mr. Volare” con la sua produzione musicale, è un indicatore che scandisce irrevocabilmente un prima e un dopo; con genialità immensa ha abolito canoni tradizionali e imposto nuovi temi e avviando la canzone italiana verso una nuova era che divenne poi modello trainante anche per il pop oltre Atlantico.

Nell’agosto 1993, tiene a Polignano l’ultimo grande concerto della carriera alla presenza di 80mila persone. In quell’occasione avviene la tanto auspicata riappacificazione con i polignanesi che non gli avevano perdonato di essersi sempre dichiarato siciliano.

Mimì muore il 06 Agosto 1994 a Lampedusa.

La città di Polignano, nel 2011, ha voluto ricordare questo gigante della musica oltre che celebre concittadino, con una statua di bronzo ideata e realizzata da Herman Majer, ubicata presso il Lungomare nord che dal 1995 è dedicato al Mimì nazionale.

Di spalle al “blu dipinto di blu” di uno scorcio di Mediterraneo “Meraviglioso”, le braccia aperte in un impeto di generosa esuberanza restano abbraccio affettuoso alla sua città natale.

Pino Pascali

“Pino è uno che cammina all’indietro, non è un nostalgico ma, con lo stupore di un bambino, vuole tornare alla sorgente, alle cause, per praticare l’unità delle origini”.

Questa di Renato Mambor è forse  citazione lontana dai linguaggi accademici, ma sicuramente descrizione puntuale di un altro uomo ed artista illustre di Polignano a Mare, Pino Pascali.

Nato nel 1935 la sua vita fu caratterizzata da infiniti spostamenti causati dal lavoro del padre che era poliziotto. Trascorre l’adolescenza a Bari per poi diplomarsi, nel 1956, all’Accademia delle Belle Arti a Roma.

Artista eclettico nonché scultore e scenografo, Pino Pascali è il manifesto d’azione più sintetico dell’arte povera degli anni 60-70 del ‘900. Appare sin da subito evidente l’attitudine al segno grafico,la capacità di sintesi del tratto; la sua arte guarda all’esuberanza della realtà nella piena trasformazione economica, ideologica, tecnologica di quegli anni, è legata alla scoperta, alla capacità di meravigliarsi come un bambino di fronte a qualcosa che nasce dalla fantasia e dall’uso di materiali diversi che combinati sapientemente creano paesaggi e nuove geometrie semplici, immediate e di facile lettura.

Nelle manifestazioni del meraviglioso genio del Pascali, appare capace di mutare all’oggetto identità e nome sulla scena illimitata dell’immaginazione, riunisce le radici della cultura mediterranea con la dimensione ludica del’arte.

Dopo la sua morte prematura, avvenuta nel 1968 in un incidente stradale, l’opera di Pino Pascali ha varcato i confini dell’Oceano.

La “Fondazione Pino Pacali” di Polignano oltre a promuove mostre di arte contemporanea, conserva, studia e valorizza non solo le opere dell’artista, ma anche un suo archivio documentario e bibliografico.